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Psilocibina e antidepressivi
Un'interazione ancora al centro del dibattito scientifico
Prima di passare all’approfondimento di oggi, una breve comunicazione di servizio.
Il prossimo 8 e 9 novembre sarò a Rovereto per la conferenza “Emerging Therapies in Psychedelic Science”. Puoi trovare tutte le info relative all’evento qui. Se sei in zona passa a salutarmi 😉
Tutte le volte che leggo uno studio della COMPASS Pathways noto un certo tono di presunzione ed arroganza, ma anche una professionalità ed un rigore scientifico che raramente si incontrano in medicina psichedelica. Un po’ un misto di antipatia e rispetto per i più bravi della classe.
Questo articolo sull’impatto dell’interruzione degli antidepressivi prima della somministrazione di psilocibina nella depressione resistente a trattamento non fa eccezione.
![](https://media.beehiiv.com/cdn-cgi/image/fit=scale-down,format=auto,onerror=redirect,quality=80/uploads/asset/file/43aefcc7-076a-4aca-9730-828886257dc0/Senza_nome_2.png?t=1730454828)
Sfruttando il loro enorme database dello studio di fase 2 (qua un riassunto), Marwood et al. hanno cercato di chiarire un dilemma esistenziale della ricerca psichedelica moderna: interrompere la terapia antidepressiva prima della somministrazione di psilocibina, influisce sull’outcome terapeutico?
È infatti pratica comune nei vari trial clinici con psichedelici far sospendere ai pazienti partecipanti le loro medicine. Questa è chiaramente una scelta intuitiva, perché mescolare due farmaci porta con sé un bias intrinseco: la molecola che sto studiando ha effettivamente funzionato o è stata la sinergia delle due a funzionare? Togliendo dai calcoli il fattore confondente i risultati sono più veritieri.
C’è però da considerare che pazienti con depressione resistente a trattamento che sospendono la loro terapia standard potrebbero rischiare di farsela prendere piuttosto male, ripiombare nella depressione più nera e affrontare quindi il trial con un altro bias di partenza: ci sono pazienti che partono da una condizione più grave e altri che invece partono da una condizione avvantaggiata, e questo implicherebbe dei dati sporchi, falsati.
C’è anche chi potrebbe dire che il peggioramento clinico di coloro che sospendono il trattamento porterebbe a risultati gonfiati, perché stanno così male che qualsiasi cosa li farebbe stare meglio.
Forti del loro precedente studio in cui gli antidepressivi venivano dati insieme alla psilocibina (qua puoi recuperare la newsletter di approfondimento), la COMPASS Pathways è quindi determinata a dimostrare che la psilocibina è più potente di qualsiasi bias e che può essere proposta come monoterapia nella depressione resistente a trattamento, indipendentemente dalle condizioni di partenza.
La faccenda della monoterapia è parecchio importante. La stessa esketamina, sempre usata nella depressione resistente a trattamento, è data in concomitanza ad un SSRI o ad un SNRI. Proporre una monoterapia, per giunta in singola somministrazione (o comunque una somministrazione ogni tot mesi), in contrapposizione con medicinali multipli assunti quotidianamente o ogni settimana, è un grosso cambio di paradigma nella gestione della salute mentale. Tanto meglio per i pazienti, e soprattutto tanto meglio per la COMPASS, che si prefigge di sbaragliare a breve il mercato farmaceutico (se tutto va bene) e diventare ancora più ricca di quello che già è.
Ad ulteriore sostegno di questo, c’è una domanda provocatoria e retorica da parte degli autori: che senso ha ostinarsi ad assumere una terapia antidepressiva, spesso con più di un farmaco, se questi pazienti continuano ad essere depressi? Serve? È davvero necessario? Forse tanto vale smettere e risparmiarsi anche gli effetti collaterali di questi farmaci.. forse è meglio prendere la psilocibina.. come dargli torto.
Andando nel dettaglio di questo articolo veramente interessante, dei 233 pazienti studiati, 156 (67%) hanno dovuto sospendere il proprio trattamento antidepressivo, mentre 77 (33%) erano già senza trattamento.
Quando sono stati fatti i questionari baseline il giorno prima della somministrazione di psilocibina, non è stata in realtà notata alcuna differenza significativa tra i due gruppi: stavano tutti male nello stesso modo.
Gli autori sottolineano tuttavia che i pazienti sono stati seguiti e supportati durante la fase di astinenza, perché insomma, saranno anche un colosso farmaceutico ma non sono mica dei mostri insensibili. Tra l’altro, solo 4 pazienti non sono riusciti a sospendere le medicine, ma 2 di loro, con un supporto più lungo delle 6 settimane previste, sono poi rientrati nel trial (c’è speranza per quasi tutti).
Quindi non fatelo a casa da soli, che non vi venga la malaugurata idea di sospendere gli antidepressivi per godervi un bel trip di funghetti senza avere un adeguato supporto professionale.
Inoltre, l’esperienza psichedelica è risultata essere paragonabile tra i due gruppi, efficace in entrambi i casi: non è vero, come comunemente si sostiene, che gli antidepressivi diminuiscono l’effetto degli psichedelici, a patto che siano stati eliminati adeguatamente dal corpo.
Una cosa curiosa è che dopo la fine del trial, i pazienti che avevano sospeso gli antidepressivi hanno mostrato una più alta probabilità di tornare alle medicine di un tempo, rispetto a chi aveva iniziato lo studio senza farmaci. Nostalgia? Astinenza? Una depressione che effettivamente era più brutta delle altre? Non si sa, Marwood et al. non fanno speculazioni, si attengono ai dati, e in questo momento i dati ancora non ci sono.
Insomma, sospendere gli antidepressivi prima della psilocibina è sicuro ed efficace, i bias interpretativi sono stati spazzati via dal tavolo di discussione.
Le conclusioni sono severe (leggi anche presuntuose) ma giuste:
dato che questo è il più grande studio fatto sull’utilizzo di psilocibina nei pazienti depressi, qualsiasi altro dato che contrasta con quelli riportati qui è da considerarsi in qualche modo fallace, o comunque le spiegazioni trovate non sono le più appropriate;
serve davvero interrompere gli antidepressivi? È una corretta pratica di ricerca, ma forse ormai è diventato chiaro che la psilocibina funziona, no?
I risultati preliminari dello studio di fase 3 sulla psilocibina COMP360 sono stati posticipati rispetto alla tabella di marcia prevista dalla COMPASS Pathways, ed il 30% dei dipendenti è stato gentilmente licenziato.
Questo rallentamento ed il tentativo di risparmiare sui costi dipendono dalla recente bocciatura dell’MDMA Assisted Therapy di Lykos (se hai vissuto sotto una pietra, qua trovi il recap delle puntate precedenti), che ha scombussolato l’ambiente farmaceutico psichedelico ma che ha anche permesso di raddrizzare il volante e concentrarsi sui punti deboli segnalati dall’FDA (punti che hanno dei costi di non poco conto). Quando quindi arriverà il momento di presentare i risultati dello studio, si spera davvero che questa volta siano un successo, senza sbavature e scandali annessi.
Noi ci risentiamo alla prossima 😎
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