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Psilocibina nel trattamento della depressione
COMPASS Pathways e Usona Institute: studio di fase 2 a confronto
La scorsa settimana sono usciti i risultati dello studio di fase 2 dell’Usona Institute sull’utilizzo della psilocibina nel trattamento della depressione maggiore.
I risultati sono abbastanza interessanti, anche se non proprio eccellenti, e se il precedente studio di fase 2 svolto dal gigante farmaceutico COMPASS Pathways è riuscito a passare alla fase 3, immagino che anche qui ci siano gli estremi per proseguire.
Viene abbastanza naturale andare a comparare i risultati dei due lavori, tuttavia il target di popolazione è diverso e non si possono fare paragoni diretti.
Ci sono anche altri aspetti intriganti in tutta questa vicenda, uno spionaggio industriale che potrebbe diventare un’ottima serie tv.
Le due aziende infatti se le danno di santa ragione dal 2018, una promuovendo la scienza libera e aperta, l’altra accaparrandosi brevetti alquanto discutibili.
Una storia complessa ma appassionante che forse ti racconterò in una futura newsletter.
Ti voglio parlare per primo dello studio portato avanti dalla COMPASS Pathways nel 2022.
Il team di Goodwin et al. ha coinvolto pazienti con depressione resistente a trattamento, e ha somministrato in unica soluzione la loro psilocibina sintetica COMP360:
gruppo 1, 79 hanno ricevuto 25 mg;
gruppo 2, 75 hanno ricevuto 10 mg;
gruppo 3, 79 hanno ricevuto 1 mg.
Come scala di valutazione della depressione è stata usata la MADRS, con un punteggio basale di 32 o 33 su 60 (più alto il punteggio, più grave la depressione)
Ai pazienti in questione erano stati tolti gli psicofarmaci, e tutti sono stati seguiti da un gruppo di psicoterapeuti e psichiatri prima, durante e dopo la somministrazione di psilocibina.
Dopo 3 settimane il punteggio della scala MADRS era sceso di 12 punti per il gruppo 1, 7.9 per il gruppo 2 e 5.4 per il gruppo 3.
A 12 settimane gli effetti iniziavano a scemare.
N Engl J Med 387;18
La cosa che fa storcere un po’ il naso è la lunghissima lista di effetti collaterali: il 77% di tutti i partecipanti ha riportato eventi avversi, da semplice nausea e mal di testa fino ad ideazione suicidaria e autolesionismo.
Mica robetta da poco. Certo, non che gli antidepressivi classici abbiano meno effetti collaterali, anzi.
Bisogna anche ricordarci che i pazienti erano affetti da una grave forma depressiva resistente a trattamento e avevano interrotto i loro psicofarmaci abituali, di conseguenza erano molto più propensi ad effetti avversi.
Alcune considerazioni prima di passare oltre.
Per dare un minimo di contesto, la COMPASS Pathways è stata la seconda (dopo l’MDMA di MAPS) ad ottenere lo status di Breakthrough Therapy dalla FDA per quanto riguarda l’utilizzo di psichedelici come farmaci.
In parole povere hanno ottenuto una raccomandazione ufficiale.
Questo significa che molto probabilmente la COMPASS Pathways sarà l’azienda designata a portare sul mercato la psilocibina nel momento in cui verrà approvata dalla FDA (dopo revisione dei risultati dello studio di fase 3, attualmente in corso).
Il fatto che la FDA abbia “raccomandato” una molecola sintetica di psilocibina brevettabile, fa abbastanza riflettere.
Evidentemente i funghetti coltivati in serra o la psilocibina sintetica ma priva di brevetto non sono altrettanto efficaci? (O altrettanto remunerativi?).
Altro fatto a dir poco peculiare, è l’affermazione che Goodwin ha rilasciato in una conferenza lo scorso mese, dopo che la FDA ha pubblicato le sue “linee guida” per l’esecuzione di trial clinici con psichedelici.
“I will note that COMP360 treatment is not designed to utilise psychotherapy but instead, psychological support, which primarily focuses on safeguarding patients. In fact, we think it is inappropriate to refer to psilocybin treatment as psychedelic-assisted psychotherapy as commonly occurs.
Regulators generally evaluate and approve investigational drug candidates based on quality, safety and efficacy. They have not historically evaluated or regulated psychotherapy. Our approach is clear to achieve regulatory approval, the drug effect needs to be established unambiguously in clinical trials, which is only possible with any psychological support is applied in a consistent way and is not an alternative treatment itself.”
Apperò. Interessante.
Non si può certo dar torto a priori a Goodwin, d’altronde non ci sono dati a sufficienza per smentirlo, ma queste parole fanno per lo meno sorridere: riempi il tuo studio di psicologi e psichiatri ma poi dici che sono lì solo “di supporto”, per evitare, che so, che i pazienti si buttino dalla finestra e poco più.
In sostanza, dato che la FDA non appoggia l’utilizzo della psicoterapia negli studi con psichedelici, la COMPASS Pathways ha pensato bene di prodigarsi con una bella leccata di c..o, detta elegantemente. Sia mai che la raccomandazione venga meno…
Sono stata abbastanza polemica? Direi di sì.
Posso passare quindi a parlarti dei risultati dello studio di fase 2 dell’Usona Institute (un istituto di ricerca medica non profit) usciti la scorsa settimana.
Anche loro hanno ricevuto la “raccomandazione” di Breakthrough Therapy della FDA, l’anno successivo alla COMPASS Pathways.
Il team di Raison et al. (tra cui il Dr. Roland Griffiths) si è concentrato sull’uso di psilocibina per il trattamento della depressione maggiore.
Già si nota la diversa popolazione target rispetto allo studio precedente.
Infatti all’interno della categoria “depressione maggiore” si possono includere anche coloro che sono risultati resistenti a trattamento, ma tendenzialmente è una popolazione più eterogenea.
Per la precisione, tra i 104 pazienti randomizzati quelli con depressione resistente a trattamento erano 13.
Un primo gruppo di 51 individui ha ricevuto 25 mg di psilocibina, un secondo gruppo di 53 individui ha ricevuto invece come placebo attivo 100 mg di niacina.
La cosa buffa è che hanno sbagliato ad assegnare un paziente al gruppo corretto e alla fine sono stati in realtà 50 coloro che hanno ricevuto psilocibina e 54 niacina.
Può sembrare roba da poco però ecco.. sono errori veramente da “principianti”. Chiuderemo un occhio 😆
Anche in questo caso a tutti i partecipanti erano stati sospesi gli psicofarmaci e l’intera procedura è stata seguita da psicologi e medici.
Le due scale valutative utilizzate sono state la MADRS con una baseline di 35, e un punteggio SDS medio di 7, che indica in una scala da 1 a 10 quanto la depressione impatti sullo svolgimento della vita quotidiana (più alto il punteggio, più invalidante la malattia).
Al giorno 43 dalla somministrazione, il gruppo che aveva ricevuto psilocibina aveva una riduzione media di 19.1 punti della scala MADRS, mentre il gruppo che aveva ricevuto niacina aveva una riduzione media di solo 6.8 punti.
Il punteggio SDS era sceso di 4.07 punti medi nel primo gruppo e di soli 1.17 punti medi nel secondo gruppo.
JAMA September 5,2023 Volume 330, Number 9
Risultati davvero importanti.
Non sappiamo però se questi benefici proseguono oltre le 6 settimane di follow-up.
Parlando di effetti avversi, l’88% dei pazienti che avevano ricevuto psilocibina ha riportato almeno un evento avverso, contro il 61% del gruppo di controllo.
Si parla anche in questo caso di percentuali belle alte. Tuttavia nessuno dei partecipanti ha avuto idee suicidarie o autolesionismo.
Questo è un miglioramento rispetto allo studio precedente, ma bisogna tenere in considerazione che qui la sintomatologia depressiva è meno grave, essendoci solo il 10% di casi resistenti a trattamento.
Gli autori ci tengono a sottolineare che nessuno dei pazienti ha riferito di sentirsi “rincoglionito” come quando prendeva gli antidepressivi classici.
Un bonus non da poco.
Alcune considerazioni anche su questo studio, prima di concludere.
Il team di Raison et al. suggerisce che in futuro, per ovviare ai ben noti problemi dell’utilizzo di un placebo nei trial con psichedelici, potrebbe essere utile prendere in considerazione di utilizzare la ketamina nel gruppo di controllo.
Questo perché la ketamina ha un effetto acuto ma non prolungato, mentre la psilocibina, come abbiamo visto, ha effetti che durano per settimane e settimane.
Non so cosa possa venire fuori da un punto di vista statistico, ma potrebbe essere un’idea valida.
Inoltre viene lanciata come provocazione il fatto che la variabilità di risposta tra i vari partecipanti potrebbe dipendere dalla bravura del personale sanitario coinvolto, andando così a ridare valore alla psicoterapia in un contesto di trattamento psichedelico (alla facciaccia del Dr. Goodwin).
Infine, una nota onorevole, viene fatto presente che la quasi totalità dei partecipanti erano bianchi e con uno stipendio annuo abbastanza alto.
Uno scenario simile si ritrovava anche nello studio di Goodwin et al.
Ciò non è assolutamente rappresentativo della popolazione generale con depressione, e il fatto che lo stipendio dei pazienti fosse di un certo livello potrebbe far intendere che la terapia psichedelica possa essere solo per i ricchi (e visti i prezzi in Australia non ci si sorprenderebbe).
Tutto dipenderà chiaramente dai risultati degli studi di fase 3 (in corso e futuri), ma questi dati complessivi indicano quasi certamente un efficace utilizzo di psilocibina nella terapia della depressione (maggiore e resistente a trattamento).
COMPASS Pathways si è concentrata anche su un argomento importantissimo e finora quasi tabù: l’utilizzo di psilocibina in concomitanza a psicofarmaci.
Potendo somministrare le due sostanze insieme, tendenzialmente si vanno a ridurre di parecchio gli eventi avversi che abbiamo visto.
Ma sarà per la prossima newsletter 😏
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