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Gli psichedelici nella sanità pubblica
Problemi di legalizzazione e distribuzione
Ho recentemente letto questo articolo che mi ha fatto riflettere su quanto sia difficile inserire gli psichedelici in un contesto di sanità pubblica.
Bisogna infatti considerare che l’argomento presenta problemi sotto più prospettive.
Per prima cosa c’è la questione legale, e l’Italia è decisamente indietro da questo punto di vista.
Se si considera che non abbiamo ancora legalizzato la cannabis, le speranze per una legalizzazione degli psichedelici sono più piccole di un francobollo di LSD.
Oppure, chissà, la cornice clinica e terapeutica che accompagna l’assunzione di psichedelici per varie patologie potrebbe addolcire la pillola governativa e giustificarne il via libera.
Ma vogliamo un via libera per tutti, o solo per casi selezionati e in ambiente protetto?
Perché qui si apre un altro problema: come categorizziamo gli psichedelici? Sono droghe ricreative? Sono medicine? Sono sacramenti religiosi?
Per esempio negli Stati Uniti c’è un gran discutere sul diritto di utilizzo esclusivo degli psichedelici (soprattutto il peyote) da parte delle popolazioni indigene nei loro riti millenari; mentre l’opposto avviene per le cerimonie di ayahuasca in Centro e Sud America, che in alcune situazioni sono diventate un servizio di turismo.
Se le droghe ricreative non sono socialmente accettabili, è giusto in quel caso parlare esclusivamente di farmaco o di medicina in un contesto patologico?
Gli psichedelici sono utili (e utilizzati) anche da chi è sano come un pesce, per esempio nella ricerca di più introspezione, per aumentare la propria connessione con gli altri e l’universo, far schizzare la creatività o migliorare lo stato di benessere generale.
Non è quindi giusto che, magari con delle limitazioni, possano essere disponibili per tutti?
A proposito di questi argomenti e della riduzione del danno, ti consiglio di ascoltare l’ultima puntata del podcast di Rich Roll, dove viene intervistato Tim Ferriss, che tra le sue mille attività è anche finanziatore di innumerevoli ricerche scientifiche sugli psichedelici e psiconauta egli stesso. Affronta anche l’interessante problema della preparazione del personale sanitario per gestire i pazienti in terapia psichedelica, cosa che sarà discussa probabilmente in una newsletter a parte.
Forse serve una nuova categoria per definire gli psichedelici, alla fine si parla di sostanze che hanno multiple funzioni, e soprattutto che fanno parte della natura nonché di numerose culture e tradizioni dalla notte dei tempi, ben prima che esistessero questi nostri costrutti legali e scientifici.
Altro problema di dimensioni esagerate, è il costo delle terapie psichedeliche. Come ho già accennato in una precedente newsletter, in Australia solo pochissimi privilegiati si potranno permettere questo percorso terapeutico, e negli Stati Uniti si parla delle stesse cifre da capogiro, di migliaia e migliaia di dollari.
Pare quindi chiaro che se da un lato devi staccare un assegno che ti lascia in mutande e dall’altro puoi trovare dei funghetti illegali al mercato nero che sono costati il concime più iva, ecco.. basta fare due conti.
Certo, lo spacciatore non è uno psicoterapeuta professionista che ti assiste durante tutto il percorso e ti aiuta nell’integrazione per ottenere il risultato terapeutico migliore.
Ma se la maggior parte delle persone non si possono permettere la terapia legale, allora il rischio è che si rivolgano al un mercato nero: questo non solo non migliorerà il loro stato di salute, ma allo stesso tempo diventerà anche la zavorra che rischierà di bloccare la macchina burocratica di una eventuale legalizzazione.
Infine, problema molto italiano: la rimborsabilità del Sistema Sanitario Nazionale. Abbiamo un sistema pubblico e prevalentemente gratuito. A momenti non abbiamo i soldi per pagare i cerotti in pronto soccorso, dove mai sarà possibile trovare i soldi per la terapia psichedelica?
Insomma, un bel casino.
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Sempre per parlare di costi, lo Psychedelic Science di Denver aveva un costo di iscrizione di quasi mille dollari, più il viaggio e tutto. Tristemente inavvicinabile per le tasche di molti.
Per tasche più economiche ci sarà invece, dal 31 agosto al 3 settembre, a Berlino (disponibile anche in streaming) la INSIGHT 2023 Conference: programma interessante ed ospiti importanti.