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Psilocibina, la prima fase 3 è (quasi) fatta
Lo studio COMP005 segna un traguardo storico.
È successo davvero! Per la prima volta, un trattamento basato su uno psichedelico classico ha superato l’iniziale traguardo di fase 3.
Compass Pathways ha annunciato i risultati preliminari dello studio COMP005, che valuta l’efficacia della psilocibina sintetica COMP360 nella depressione resistente.
Il trattamento con 25 mg di psilocibina, associato a supporto psicologico, si è distinto in modo statisticamente e clinicamente significativo rispetto al placebo.
È un risultato atteso da tempo, che segna un punto di svolta per la ricerca psichedelica e apre la strada (forse davvero per la prima volta) alla possibilità concreta di un’approvazione da parte delle agenzie regolatorie. Dopo anni di studi e ipotesi, è un passaggio simbolico: uno psichedelico classico entra ufficialmente nella fase più avanzata di sviluppo clinico.
Vediamo cosa ci dicono questi dati.
Il gruppo trattato con 25 mg ha mostrato una riduzione media di 3.6 punti sulla scala MADRS alla sesta settimana rispetto al placebo.
Un risultato statisticamente significativo, ma non particolarmente ampio, visto che in altri contesti sarebbe considerato modesto. Tuttavia, nel campo della depressione resistente, anche pochi punti possono fare la differenza. E soprattutto, è importante ricordare che non è tanto il dato numerico in sé a segnare un cambio di paradigma, quanto la natura dell’intervento.
A differenza degli antidepressivi classici o dell’esketamina, la psilocibina si somministra una o due volte in tutto, con un supporto psicologico mirato, e sembra portare a miglioramenti non solo sul punteggio della depressione, ma su aspetti più ampi della qualità della vita: senso di connessione, motivazione, visione di sé e degli altri.
Gli effetti collaterali, quando presenti, si risolvono generalmente nel giro di poche ore e non richiedono trattamenti aggiuntivi. Soprattutto non ci sono segnali di rischio di dipendenza, cosa che sappiamo essere un problema per l’esketamina.
Il follow-up a 6 mesi sarà cruciale per comprendere se la significatività statistica osservata nelle prime settimane si tradurrà anche in benefici duraturi. È uno snodo fondamentale, sia per valutare il potenziale trasformativo della terapia, sia per costruire solide basi regolatorie.
È su questo che si gioca la vera rivoluzione: non tanto sulla potenza statistica, ma sulla portata clinica e umana del cambiamento.
Ma la ciliegina sulla torta, e forse la cosa più importante per tutto il campo, riguarda la sicurezza. Il Data and Safety Monitoring Board (DSMB), un comitato indipendente, ha confermato che non ci sono stati nuovi o inattesi problemi di sicurezza e, cosa cruciale, nessuna evidenza di aumento della suicidalità nei gruppi trattati.
È opportuno sottolineare che si tratta di un risultati limitati. Compass, seguendo le preferenze della FDA, ha volutamente ristretto le informazioni condivise, concentrandosi sulla differenza tra i bracci e il valore p.
Ora lo sguardo si sposta sullo studio COMP006. Infatti, se COMP005 è stato un antipasto, COMP006 rappresenta il piatto forte. Questo secondo studio, attualmente in corso, coinvolgerà più del doppio dei pazienti in 96 siti tra Nord America ed Europa. Il disegno prevede tre dosi differenti, due sessioni di somministrazione a distanza di tre settimane, e l’endpoint primario alla sesta settimana.
Una struttura più articolata che permetterà di osservare con maggiore chiarezza l’efficacia di COMP360 e l’eventuale relazione tra dose e risposta.
Se i dati di COMP006 dovessero confermare i risultati già osservati, Compass potrebbe presentare la domanda di approvazione (NDA) alla FDA entro la fine del 2026.
La strada resta però complessa. Portare sul mercato un trattamento psichedelico non significa solo ottenere l’approvazione di un farmaco: significa ripensare l’intero modello di cura, prevedere percorsi formativi adeguati per i terapeuti, e integrare un approccio più relazionale e personalizzato alla salute mentale.
COMP005, in questo contesto, rappresenta un primo tassello importante, e per molti versi, storico, ma la domanda resta: riusciremo davvero a cambiare il modo in cui pensiamo e curiamo la sofferenza?
Alla prossima! 😎
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