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MDMA nel PTSD
I risultati dello studio di fase 3 di MAPS
La scorsa settimana è uscito l’articolo scientifico più atteso dell’anno per quanto riguarda gli psichedelici: i risultati dello studio di fase 3 di MAPS sull’utilizzo della psicoterapia con MDMA nel disturbo post-traumatico moderato e severo.
Per prima cosa cerchiamo di definire la MDMA-AT (MDMA-assisted therapy), ossia una tipologia specifica di psicoterapia ideata da MAPS per gestire le sedute del trial clinico.
In sostanza si parte dal presupposto che l’effetto terapeutico non dipende esclusivamente dai processi fisiologici del farmaco, piuttosto è il risultato dell’interazione del farmaco con il set/setting tra il paziente e il terapeuta.
Quello che fa la MDMA è catalizzare il processo terapeutico permettendo ai pazienti di rimanere emotivamente coinvolti senza essere bloccati da paura e ansia, andando così ad analizzare e processare i loro eventi traumatici.
Ne deriva che il successo o meno della MDMA-AT dipende in grande misura dalla bravura del terapeuta; tuttavia è importante ricordare che il terapeuta è il facilitatore dell’esperienza terapeutica, non è egli stesso l’origine della cura.
Se ti va di approfondire questo aspetto puoi trovare il manuale online, quasi 100 pagine di materiale.
E se ti va di conoscere anche il possibile risvolto della medaglia di una terapia del genere, ti consiglio di ascoltare la prima stagione di Cover Story, Power Trip, un podcast del New York Magazine.
Come mai è così importante capire la MDMA-AT? Perché i risultati del trial sono stati davvero interessanti, non solo nel gruppo che ha ricevuto MDMA e psicoterapia (53 pazienti), ma anche nel gruppo che ha ricevuto placebo e psicoterapia (51 pazienti iniziali, 43 pazienti finali a causa di 9 rinunce).
Andiamo quindi a vedere questi risultati più in dettaglio.
Quello che subito salta all’occhio e che merita un plauso è la varietà della popolazione studiata, cosa che non si può certo dire per i trial clinici con psilocibina: numerose etnie, variegati background sociali, una notevole inclusività LGBTQIA+.
La principale scala di valutazione, ma non l’unica, utilizzata è stata la CAPS-5 (Clinician-Administered PTSD Scale for DSM-5), grazie alla quale viene assegnato un valore numerico alla gravità del PTSD: moderato se tra 28 e 34, severo se maggiore o uguale a 35.
Il punteggio medio iniziale totale del CAPS-5 tra i due gruppi studiati e ben bilanciati è stato di 39, e per la precisione il 26,9% dei pazienti era nella categoria moderata mentre il 73,1% nella categoria severa.
I due gruppi hanno ricevuto un doppio dosaggio di MDMA e psicoterapia oppure placebo e psicoterapia in 3 sessioni nel corso di circa 12 settimane.
Ci sono stati “solo” due errori nella somministrazione del dosaggio corretto di MDMA (nessuno è perfetto a quanto pare 🙃).
Supplements - Nature medicine, 10.1038/s41591-023-02565-4. 14 Sep. 2023
Gli effetti collaterali registrati sono stati a dir poco esagerati, il 98,1% dei pazienti in entrambi i gruppi ne ha riportato almeno uno, ma meritano il giusto approfondimento.
Gli effetti avversi sono stati vari, da nausea, sudorazione, rigidità muscolare, fino a oppressione toracica, offuscamento della vista, nistagmo, tremori ecc. Sono stati registrati palpitazioni, tachicardia e rialzi pressori.
Bisogna tenere in considerazione che la maggior parte di questi sintomi sono collegati alla farmacologia intrinseca dell’MDMA, ed erano quindi conosciuti e attesi.
Nessuno è stato grave e tutti si sono risolti in breve tempo.Sono state registrate percentuali alte di ideazione suicidaria (circa 1 paziente su 3 in entrambi i gruppi), insonnia, ansia.
Tutti questi sintomi fanno parte del quadro del disturbo post-traumatico da stress. Considerando che il fulcro della terapia è quello di rivivere, analizzare e metabolizzare i traumi passati, è abbastanza intuitivo che questi sintomi vengano esacerbati durante la seduta e anche nei giorni/settimane successive. Ciò non toglie che la sicurezza del paziente sia di primaria importanza: nessun caso di suicidio o tentato suicidio è stato riportato.
I risultati sono stati “rumorosi”: dopo 18 settimane il punteggio del CAPS-5 è diminuito di 23,7 punti medi nel gruppo MDMA-AT e di 14,8 punti medi nel gruppo placebo.
Questo significa che il 71,2% dei pazienti non rientrava più nei criteri per la diagnosi di PTSD.
Nature medicine, 10.1038/s41591-023-02565-4. 14 Sep. 2023
Noti anche tu qualcosa di particolare in questo grafico?
Non sembra che il gruppo placebo se la sia passata poi così tanto male rispetto al gruppo MDMA-AT, una riduzione di 14,8 punti medi è comunque una riduzione significativa dei sintomi e un miglioramento tangibile.
Significa che la psicoterapia “inventata” da MAPS ha un valore terapeutico anche in assenza di MDMA? Può darsi, ma sono necessari studi a riguardo.
Quello che sappiamo (e che MAPS ci tiene a sottolineare) è che il 50% circa dei pazienti con PTSD che seguono una psicoterapia “normale”, decidono di abbandonare il percorso terapeutico; le rinunce alla psicoterapia di MAPS sono state il 15,7% nel gruppo placebo e l’1,9% nel gruppo MDMA-AT, una differenza non di poco per entrambi i gruppi.
Cosa succede ai pazienti dopo le 12 settimane di follow up? Ci sono ricadute? Ancora non è chiaro, verranno pubblicati i risultati del follow up a 12 mesi quando disponibili. I dati preliminari di chi aveva già finito il trial da un anno indicano che i sintomi continuano a migliorare.
Due curiosità:
sesso femminile alla nascita e punteggio della scala Beck Depression Inventory II, sono state le uniche due covarianti associate ad un miglioramento indipendentemente dal gruppo di studio di appartenenza;
Si parla di sesso femminile alla nascita perché alcuni dei pazienti reclutati erano transgender, e ti ricordo che la popolazione transgender è purtroppo frequentemente colpita da PTSD.l’unica covariante che ha avuto un’interazione statisticamente significativa con la MDMA-AT è stato l’uso prolungato di SSRI (antidepressivi inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina); più lunga la storia di assunzione di SSRI, maggiore l’efficacia della MDMA-AT.
Ti suona per caso familiare? 😜 Se per caso non hai letto la newsletter della scorsa settimana su psilocibina e SSRI ti consiglio di andarla a recuperare.
E se ancora non sei iscritto alla newsletter non so veramente cosa stai aspettando.
Concludendo si può dire che la MDMA-AT riduce i sintomi del PTSD moderato e severo in una popolazione diversificata.
Da qui dobbiamo solo attendere la decisione della FDA di approvare la terapia.
La EMA seguirà?
Stay tuned! 😎