- Studio Aegle
- Posts
- Psichedelici ed insorgenza di sintomi psichiatrici
Psichedelici ed insorgenza di sintomi psichiatrici
Fattori di rischio
Tra colleghi in ferie e malati, congressi e turni doppi, mi sono ritrovata all’ultimo secondo per scrivere questa newsletter, tanto che quasi quasi la volevo saltare dandomi per dispersa.
Invece, la mia curiosità è riuscita a trovare il tempo per portarti addirittura ben due recenti articoli che affrontano tematiche molto simili: in entrambi i casi, infatti, si cerca di valutare l’associazione tra l’utilizzo di psichedelici e lo sviluppo di sintomi o condizioni psichiatriche.
Nello studio di Marrocu et al. si valutano quei soggetti che hanno risposto male in seguito all’uso ricreativo di psichedelici, andando poi a ricostruire quali fattori di rischio psichiatrico avevano in comune.
Nello studio di Honk et al. si valutano i sintomi psicotici che sono insorti in un periodo di 2 mesi in seguito all’uso ricreativo di psichedelici, e se questi sono o meno associati a storia personale o familiare di problemi psichiatrici.
Tradizionalmente, uno dei pochi rischi che si corrono quando si consumano psichedelici è la slatentizzazione di malattie psichiatriche o l’insorgenza di crisi psicotiche, soprattutto quando la storia personale e familiare sono positive a queste condizioni.
Anche nei trial e negli studi clinici è stata seguita la pratica di escludere tutti quei pazienti che riferivano, per esempio, schizofrenia o disturbo bipolare o sintomi psicotici.
Tuttavia, non ci sono evidenze scientifiche chiare che provano questa sfortunata associazione tra psichedelici e maggior rischio di sviluppo di sintomi psichiatrici.
Anzi, recentemente sono anche iniziati alcuni studi per valutare la sicurezza della somministrazione di psichedelici in gruppi di pazienti considerati “rischiosi”, come per esempio questo articolo sulla psilocibina nel disturbo bipolare di tipo II.
Prima di affrontare i due paper facciamo chiarezza su alcuni termini che verranno spesso usati:
disturbo della personalità, un pattern di comportamento (in una o più aree) rigido e disfunzionale che crea difficoltà nella vita quotidiana e nelle relazioni interpersonali;
disturbo psicotico (psicosi), è un’alterazione del pensiero in cui si perde il contatto con la realtà e si possono per esempio avere allucinazioni o deliri; una malattia caratterizzata da psicosi è la schizofrenia;
disturbo bipolare, è un disturbo dell’umore in cui si ha alternanza di periodi depressivi a periodi di mania; esistono vari tipi di disturbi bipolari, e in alcuni casi si hanno anche episodi psicotici.
Marrocu et al. hanno intervistato 807 soggetti:
il 34,4% ha riferito di aver ricevuto la diagnosi di almeno una malattia psichiatrica, in particolare 16 soggetti hanno riferito la diagnosi di disturbo di personalità;
il 16,4% (132 soggetti) ha riportato un peggioramento significativo del proprio stato mentale nelle 4 settimane successive al trip;
tra questi ultimi c’era 1/3 del gruppo con storia di disturbo di personalità (5 soggetti su 16);
sempre nel gruppo con storia di disturbo di personalità, la metà (8 su 16) ha invece riferito un miglioramento nel proprio stato di salute mentale nelle 2 settimane dopo il trip, che però è diminuito alla quarta settimana di follow up, denotando una particolare fragilità di queste persone nella risposta a lungo termine.
Honk et al. hanno intervistato 100 soggetti, 33 dei quali con storia personale e/o familiare di disturbo bipolare o psicotico:
in generale non è stata riscontrata un’associazione tra l’uso di psichedelici e il cambiamento nel numero di sintomi psicotici nell’arco dei 2 mesi di follow up;
tuttavia, nel gruppo di coloro che avevano storia personale di disturbo bipolare, è stato riscontrato un aumento nel numero di sintomi psicotici;
un lieve aumento è stato notato anche nel gruppo di coloro che avevano storia familiare di disturbo bipolare;
coloro che avevano riferito storia personale (ma non familiare) di disturbi psicotici, hanno riferito una diminuzione nella sintomatologia, andando a contrastare la credenza secondo la quale gli psichedelici ti slatentizzano la psicosi.
Si capisce che questi risultati sono molto preliminari e necessitano di studi specifici per essere confermati o meno, soprattutto per quanto riguarda l’associazione tra psichedelici e riduzione dei sintomi nel disturbo psicotico.
Altra cosa piuttosto interessante e da indagare è sicuramente l’andamento temporale della sintomatologia nel disturbo di personalità, che vede prima un miglioramento e poi un peggioramento: questo potrebbe essere un indizio importante per disegnare studi con follow up e dosaggi adeguati.
Ma la cosa che più risalta, è senza dubbio il fatto che gli psichedelici potrebbero essere somministrati anche a pazienti che rientrano in queste categorie fino ad adesso considerate “a rischio”, senza mai dimenticarsi dell’importanza di set e setting che permettono di aumentare la sicurezza del trattamento.
Alla prossima! 😎
Non sei ancora iscritto alla newsletter?