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Quando la CBT incontra l’MDMA
Prove tecniche di convivenza per strutturare la terapia assistita da psichedelici
Uno dei punti deboli più chiacchierati della terapia con MDMA proposta da MAPS (oggi Lykos Therapeutics) è stato, fin dall’inizio, il manuale di terapia. O meglio: il non-manuale, perché più che un protocollo clinico sembrava una cassetta degli attrezzi senza istruzioni, da cui ogni terapeuta poteva pescare tecniche diverse a seconda dell’ispirazione del momento. Un approccio che ha sicuramente il suo fascino, ma che nel contesto di un trial clinico non è esattamente il massimo per garantire rigore, riproducibilità e formazione standardizzata.
Negli ultimi tempi, però, qualcosa si muove. Dopo anni di entusiasmo un po’ generalista per le terapie psichedeliche, la psicologia clinica sta iniziando a farsi domande più puntuali: come si integrano davvero le sostanze psichedeliche nei modelli terapeutici esistenti? È possibile costruire protocolli chiari, strutturati e replicabili?
Anche in Italia, qualcosa si agita sotto la superficie. La nostra suprema psicoterapeuta dei cerchi di integrazione di Illuminismo Psichedelico, la Dr.ssa Sara Ballotti, ha appena pubblicato insieme ai suoi esimi colleghi (Dr. Stefano Roti, Dr. Samuele Giovagnini e Dr. Matteo Defraia) un articolo dedicato alla Gestalt Psychedelic Integration. Un lavoro importante, che mostra come stia finalmente emergendo una riflessione più seria su cosa significhi integrare in un contesto terapeutico, anche al di fuori della ricerca clinica formale. Trovate qua un riassunto dell’articolo.
Nel lavoro di Morland et al. invece il focus è un altro: la Cognitive Behavioral Therapy (CBT), e in particolare come l’MDMA possa essere integrata con approcci come l’Acceptance and Commitment Therapy (ACT), l’Esposizione Prolungata o la CBT di coppia.
Sono state prese in rassegna le pubblicazioni più recenti sul tema, una specie di revisione, piuttosto accurata ed interessante (trovi la bibliografia completa alla fine della newsletter). Iniziamo!
Nel campo in continua evoluzione delle terapie assistite da psichedelici (PAT), è ancora aperto il dibattito su quale sia il modo migliore per combinare l’assunzione della sostanza con il lavoro psicoterapeutico. Da un lato, c’è chi prova a integrare i classici modelli di psicoterapia all’interno delle sessioni psichedeliche. Dall’altro, c’è chi preferisce mantenere le due cose più separate, usando la psicoterapia solo nella fase di preparazione e in quella di integrazione, e lasciando alla sessione vera e propria uno spazio più aperto, non direttivo, guidato esclusivamente dai contenuti che emergono.
Finora, la tendenza dominante nella ricerca è stata quella di evitare interventi troppo strutturati durante la fase acuta dell’esperienza, lasciando il campo libero a ciò che emerge spontaneamente. Ma alcuni dati iniziano a suggerire che questa visione potrebbe essere troppo prudente. Gli effetti neurobiologici degli psichedelici potrebbero in realtà offrire una finestra preziosa per potenziare certi interventi, proprio nel momento in cui la sostanza è attiva.
L’idea di fondo è che ci sia una sinergia possibile tra l’azione della sostanza e i meccanismi di cambiamento già consolidati nel modello della CBT, che con la sua attenzione alla strutturazione e alla misurabilità può offrire un ponte concreto tra esperienza psichedelica e cambiamento terapeutico duraturo. Un ponte che piacerebbe sicuramente agli enti regolatori, mi pare ovvio.
Tra le proposte più curiose c’è quella di Earlywine et al. (2025), che suggerisce una nuova metafora per descrivere l’esperienza psichedelica all’interno della CBT: la batting practice, l’allenamento alla battuta nel baseball. Un’alternativa al classico “viaggio”, che enfatizza autonomia, apprendimento graduale e impegno attivo, con il terapeuta nel ruolo di coach.
Sempre in ottica teorica, Herbert et al. (2025) propongono l’Acceptance and Commitment Therapy (ACT) come cornice particolarmente adatta per lavorare con l’MDMA, sottolineando la forte corrispondenza tra gli effetti della sostanza e i processi chiave di cambiamento dell’ACT, come la flessibilità psicologica, l’accettazione e il contatto con il momento presente.
Stauffer et al. (2025) presentano un protocollo clinico per uno studio pilota su MDMA-assisted group therapy per veterani con PTSD. L’idea è quella di combinare gli effetti prosociali dell’MDMA con i meccanismi relazionali tipici del lavoro di gruppo, per favorire apprendimenti correttivi e coesione. Il protocollo prevede sia sessioni individuali che di gruppo (preparazione, dosaggio e integrazione) e punta a valutare fattibilità, sicurezza e primi segnali di efficacia in vista di trial più ampi.
Chiudono la raccolta tre casi clinici che mostrano l’applicazione concreta della MDMA in diversi contesti CBT:
Maples-Keller et al. (2025) descrivono un caso di prolonged exposure intensiva con MDMA per il PTSD;
Morland et al. (2025) presentano una coppia inserita in una breve Cognitive-Behavioral Conjoint Therapy assistita da MDMA;
infine, Luoma et al. (2025) illustrano un trattamento per l’ansia sociale basato su esposizioni immaginate e in vivo.
Nel complesso, questa raccolta segna un piccolo cambio di passo: non solo spazio al mistero dell’esperienza, ma anche tentativi concreti di strutturare, testare, misurare. E forse non è un male. L’MDMA continua a mostrare un potenziale enorme, ma senza una struttura terapeutica chiara resta difficile capire cosa funzioni, per chi, e in quali condizioni. Se poi a portare un po’ di ordine ci pensa la CBT... ecco, magari possiamo anche perdonarle il suo stile poco lisergico 😆
Alla prossima! 😎
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Bibliografia
Zamaria, J. A., Fernandes-Osterhold, G., Shedler, J., & Yehuda, R. (2025). Psychedelics assisting therapy, or therapy assisting psychedelics? the importance of psychotherapy in psychedelic-assisted therapy. Frontiers in Psychology, 16. https://doi.org/10.3389/fpsyg.2025.1505894 1505894.
Earleywine, M.; MacConnel, H.A.; De Leo, J.A. Intentional Choices of Metaphors for Psychedelic-Assisted Therapy. Cogn. Behav. Pr. 2025, https://doi.org/10.1016/j.cbpra.2025.04.002.
Herbert, M.S.; Blanco, B.H.; Perivoliotis, D.; Luoma, J.; Fernandes-Osterhold, G.; Bismark, A.; Woolley, J.D. MDMA-Assisted Acceptance and Commitment Therapy for Posttraumatic Stress Disorder: Rationale for a New Approach. Cogn. Behav. Pr. 2025, https://doi.org/10.1016/j.cbpra.2025.01.001.
Christopher S. Stauffer, Philip Bouleh, Brian T. Anderson, MDMA-Assisted Group Therapy for PTSD: Development of a Novel Protocol, Cognitive and Behavioral Practice, 2025, ISSN 1077-7229, https://doi.org/10.1016/j.cbpra.2025.03.001.
Maples-Keller, J. L., & Rothbaum, B. O. (2025). A case study of the METEMP protocol: Massed exposure therapy enhanced with 3,4-methylenedioxymethamphetamine for posttraumatic stress disorder. Cognitive and Behavioral Practice, 2025, https://doi.org/10.1016/j.cbpra.2025.02.001
Morland, L. A., Knopp, K., Chargin, B., Wachsman, T. R., Khalifian, C., Perivoliotis, D., & Wagner, A. C. (2025). A case example of a female veteran completing brief cognitive behavioral conjoint therapy augmented with 3,4-methylenedioxymethamphetamine. Cognitive and Behavioral Practice, 2025, https://doi.org/10.1016/j.cbpra.2025.01.002
Luoma, J. B., Lear, M. K., Yi, K., & Pilecki, B. (2025). Utilizing in vivo and imaginal exposure in the context of MDMA-assisted therapy for social anxiety disorder: A case report. Cognitive and Behavioral Practice, 2025, https://doi.org/10.1016/j.cbpra.2025.02.002