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Depressione e ketamina racemica, anoressia nervosa e psilocibina

Psichedelici statisticamente significativi

La ricerca sugli psichedelici sta procedendo ad un ritmo veramente sostenuto.

Questa settimana ho aggiunto ben 6 nuovi articoli alla lista di quelli da leggere.

La situazione mi sta sfuggendo un attimo di mano eheh.

Due cose mi hanno colpito particolarmente.

La prima è riferita a questo studio australiano sulla efficacia e la sicurezza dell’utilizzo della ketamina racemica nella depressione resistente a trattamento.

La ketamina è considerata uno psichedelico non classico, nel senso che non agisce direttamente sul recettore 5-HT2A della serotonina, ma produce comunque gli stessi effetti degli psichedelici classici come LSD e psilocibina.

La ketamina è ufficialmente un anestetico e analgesico dissociativo, ed in pratica è l’anestetico che viene usato per i cavalli.

Ma non solo, a dosaggi inferiori è considerata un ottimo antidepressivo proprio grazie alle sue proprietà psichedeliche.

Se poi queste proprietà psichedeliche dipendano effettivamente dal recettore 5-HT2A o dal recettore TrkB è tutto un altro discorso, che ho già affrontato in una precedente newsletter.

Nel 2019 la FDA (l’agenzia americana del farmaco) ha approvato l’utilizzo dell’esketamina sotto forma di spray nasale (lo Spravato) per la depressione resistente al trattamento, e subito dopo anche Europa ed Italia hanno seguito.

Che cosa è l’esketamina?

Per capirlo bisogna sapere che la ketamina è un composto chimico costituito da due enantiomeri (R-ketamina e S-ketamina), che in pratica sono la stessa identica molecola, solo che una ruota il piano della luce polarizzata a destra e l’altra a sinistra.

Se non ci hai capito niente non ti preoccupare, sinceramente non ripassavo la chimica organica dal primo anno di medicina, sono piuttosto arrugginita anche io.

In parole estremamente semplici: due enantiomeri sono due facce della stessa moneta.

La ketamina racemica (ossia un mix dei due enantiomeri) è quella che è usata da sempre in medicina clinica e veterinaria, è ormai esente da brevetto e costa due spicci.

La Johnson & Johnson ha fatto la furbata di brevettare solo uno dei due enantiomeri, l’esketamina appunto.

Con una celerità alquanto sospetta, il farmaco Spravato è stato approvato da Trump (allora presidente) ed amici.
Per una storia più dettagliata ti consiglio di leggere uno dei saggi di La scommessa psichedelica che è proprio dedicato all’argomento.

Come dici? Ti stai chiedendo quanto costa lo Spravato?

Sono appena andata a controllare il prontuario e la risposta è: 297,15€, medicinale a totale carico del cittadino, su prescrizione specialistica.

Che meraviglia la chimica! Una materia affascinante.

Gli australiani però non sono gli americani, e il gruppo di Loo et al. ha pensato bene di vedere se c’è poi tutta questa grande differenza tra la ketamina racemica e l’esketamina per quanto riguarda la depressione resistente a trattamento.

Perché ricorda, in scienza anche le cose ovvie vanno dimostrate ;)

E chissà cosa mai avranno scoperto?!

Hanno fatto vedere che la ketamina racemina sottocutanea è sicura ed efficace tanto quanto l’esketamina, anzi, forse anche di più (ma qui i ricercatori australiani rimangono umili e suggeriscono la necessità di ulteriori studi).

Un plot twist veramente inaspettato.

Lo studio ha anche riconfermato quello che già era stato detto in precedenza in altre ricerche, ossia che l’utilizzo della ketamina dovrebbe essere considerato per un lungo periodo di tempo affinché possa avere la massima efficacia.

Interessante che l’unico psichedelico ufficialmente approvato sia anche quello che si assume in cronico.

Come se non bastasse, molto recentemente l’azienda atai ha concluso lo studio di fase 1 per un suo nuovissimo e brevettabile prodotto…rullo di tamburi…la R-ketamina.

Incredibile è dir poco.

Ma non perdiamoci in polemiche e passiamo alla seconda cosa che mi ha colpito particolarmente questa settimana, ovvero uno studio tanto sensazionale quanto promettente sull’utilizzo della psilocibina nel trattamento dell’anoressia nervosa.

Avevo già sentito in un podcast un accenno a questa ricerca, ed effettivamente guardando i dati uno può solo sperare che le cose procedano nella direzione giusta per il trattamento di una patologia tanto grave quanto l’anoressia nervosa, la prima causa di morte per malattia mentale nei paesi occidentali.

In questo studio di fase 1 californiano viene affermato che la psilocibina (accompagnata da terapia psicologica) è sicura e tollerata nelle 10 pazienti arruolate.

Nonostante l’aumento dell’indice di massa corporea non sia stato statisticamente significativo (si parla d’altronde di solo 10 pazienti e di uno studio di fase 1, che ha come obiettivo proprio quello di tollerabilità e sicurezza), è stato notato nel follow up a 3 mesi che le preoccupazioni e l’ansia in relazione al peso corporeo e al cibo erano drasticamente diminuite raggiungendo valori significativi.

In aggiunta a questi dati già molto importanti, si aggiunge il 90% di pazienti con pensieri e attitudine più positivi rispetto all’inizio del trattamento.

Sempre per il 90% di loro, una singola dose non è stata ritenuta sufficiente.

Considerando le problematiche di trattamento in una patologia così delicata, questi dati preliminari, seppur acerbi e poco chiari, aprono un portone di speranza per i pazienti affetti e per le loro famiglie.

Sicuramente è opportuno proseguire la ricerca in questo ambito, e che io sappia ci sono già due ulteriori studi in corso, uno all’Imperial College e uno alla Johns Hopkins, con una ventina di partecipanti.

Pare tra l’altro che le persone con anoressia nervosa abbiano una funzione alterata del recettore 5-HT della serotonina, tra cui il 5-HT2A.

Suona familiare?

E quindi dita incrociate (e p significative).

Alla prossima!

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