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Ketamina con psicoterapia?
Solo ketamina, grazie. La psicoterapia può aspettare.
Se aggiungi la psicoterapia alla ketamina, cosa ottieni? Secondo questo studio... niente di speciale. Basta la ketamina da sola.
Anche se, va detto, l’ipotesi iniziale era l’opposto: che la combinazione ketamina + psicoterapia funzionasse meglio.

Moore et al. hanno analizzato i dati di centinaia di persone trattate per depressione o PTSD in un grande centro ambulatoriale, cercando di capire se l’aggiunta della psicoterapia potesse fare davvero la differenza. E i risultati, inaspettatamente, dicono di no.
In particolare, sono stati considerati tre campioni distinti, estratti dallo stesso database (inizialmente 1428 pazienti), con criteri di inclusione via via più flessibili:
N = 202, il campione principale, con sei sessioni in 30 giorni, tutte con lo stesso tipo di trattamento (solo ketamina o ketamina + psicoterapia);
N = 470, almeno quattro sessioni in 30 giorni;
N = 624, stesse regole, ma su un periodo massimo di 180 giorni.
E che tipo di psicoterapia veniva usata? In gran parte Ketamine-Assisted Psychotherapy (KAP), ma il centro offriva anche un ampio ventaglio di approcci, tra cui soprattutto Cognitive Behavioral Therapy (CBT), e anche Internal Family Systems (IFS), Motivational Interviewing, Trauma-Focused CBT, EMDR, ACT, Mindfulness-Based Practices, Somatic Therapy, DBT, Problem Solving Therapy, Reality Therapy, Polyvagal Theory… ne abbiamo altre??
Come sempre (si può dire?) un gran calderone senza senso 🙄
Circa l’80% delle sedute psicoterapiche erano KAP e il 15% CBT. Il restante 5% era distribuito tra gli altri metodi.
La misurazione dei sintomi è stata fatta con due strumenti standardizzati:
PHQ-9, per la depressione;
PCL-5, per i sintomi da stress post-traumatico.
Tutti i partecipanti hanno mostrato un miglioramento rilevante nei punteggi, ma in modo molto simile tra i due gruppi di ketamina e ketamina+psicoterapia.
La traiettoria dei sintomi era praticamente identica indipendentemente dai criteri di inclusione: un miglioramento rapido nei primi 11–15 giorni, poi un plateau. Nessuna differenza statisticamente significativa tra chi riceveva solo ketamina e chi combinava ketamina e psicoterapia.
Insomma, anche con una buona varietà di approcci, la psicoterapia durante il ciclo di ketamina non ha mostrato un vantaggio netto.
Questi risultati sollevano diverse questioni. La prima è evidente: la ketamina sembra essere talmente efficace nella fase acuta, da rendere superflua la psicoterapia somministrata in parallelo. Almeno sul piano della riduzione dei sintomi, nel breve termine.
Non è una conclusione da poco. Gli autori hanno costruito tre diversi gruppi di studio proprio per testare la tenuta di questo risultato: cambiando i criteri di inclusione, il numero di sedute o l’arco temporale, la conclusione rimaneva sempre la stessa. Questo rafforza la solidità del dato, almeno in termini di sintomi misurati con PHQ-9 e PCL-5.
Non è quello che ci si aspettava. L’ipotesi iniziale era che la psicoterapia potesse potenziare l’effetto della ketamina, sfruttando il momento di maggiore neuroplasticità. Ma in questo studio l’effetto neurobiologico ha dominato, e la psicoterapia, somministrata durante lo stesso periodo, non ha aggiunto alcun beneficio misurabile.
Questo però non significa che la psicoterapia non serva. Anzi. Gli autori lo dicono chiaramente: i benefici di un trattamento combinato potrebbero emergere in aspetti che questi strumenti non misurano, come il recupero funzionale, la prevenzione delle ricadute o la qualità della vita. E se ci interessa costruire percorsi terapeutici efficaci, queste sono le dimensioni su cui dovremmo puntare lo sguardo.
Poi c’è un altro punto, sottile ma fondamentale: non sappiamo se le persone nel gruppo ketamina stessero in realtà facendo psicoterapia altrove. È una possibilità concreta, anzi, probabile, che molti pazienti vedessero il loro terapeuta di riferimento in parallelo (è una cosa che ho già detto in passato e mi fa piacere che qualcuno lo abbia fatto presente). Questo, inevitabilmente, può aver confuso i risultati. È un limite metodologico, ma è anche una fotografia realistica di ciò che succede nella vita delle persone.
Infine, una curiosità: le donne sotto i 40 anni sembrano rispondere meglio al trattamento combinato, mentre gli uomini sopra i 40 sembrano fare meglio con la sola ketamina. Non possiamo trarne conclusioni, ma è una pista importante. Perché gli psichedelici non sono una panacea, e non funzionano allo stesso modo per tuttə. Il punto non è cercare “la terapia migliore in assoluto”, ma capire per chi funziona cosa, e in quale momento del percorso. Solo così potremo offrire davvero le cure migliori.
Ammetto che questo studio mi ha fatto sudare. I tre gruppi, i criteri flessibili, le analisi supplementari, i sette miliardi diversi di psicoterapia utilizzata… ci ho messo un po’ a orientarmi. E mi resta il dubbio che, a volte, questi lavori sulla ketamina siano deliberatamente complessi. Forse per mostrare quanto funziona bene la ketamina...
Ma la realtà è che la ketamina è una sostanza difficile da studiare, da gestire e da raccontare. I suoi effetti sono rapidi, ma la durata, la sicurezza a lungo termine e la reale utilità clinica sono ancora da chiarire.
Questo studio dice una cosa semplice, e importante: la psicoterapia, forse, non serve subito. Ma capire a chi serve, quando serve, e con quali strumenti... è tutta un’altra storia. E siamo solo all’inizio.
Alla prossima! 😎
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