- Studio Aegle
- Posts
- Psilocibina e flusso sanguigno cerebrale
Psilocibina e flusso sanguigno cerebrale
Correlazione tra flusso cerebrale ed esperienza psichedelica
Lo scorso mese è uscito questo articolo svizzero che parla delle modifiche del flusso sanguigno cerebrale indotte da psilocibina.
Devo dire che non è stato per niente un articolo di facile lettura, si parla di argomenti molto specifici, e senza una solida base in neuroscienze lo studio è risultato ostico.
Cercherò comunque di raccontare nella maniera più semplice possibile quello che sono riuscita a capire.
Parte tutto dal presupposto che nonostante le miriadi di studi sulla psilocibina, ancora poco si sa sul meccanismo di azione o sui cambiamenti neurobiologici indotti dalla sostanza.
Soprattutto non è chiaro se caratteristiche personali di partenza (ognuno di noi è diverso) possano modificare l’esperienza o una eventuale terapia.
La possibilità di studiare il flusso sanguigno cerebrale e vedere dove va o non va il sangue durante un trip, permette di capire quali aree del cervello si attivano (ricevendo sangue) o si spengono (quelle che non ricevono sangue).
Sono stati quindi presi 70 soggetti sani e tramite risonanza magnetica funzionale sono stati studiati i loro flussi sanguigni allo stato basale e a tre dosaggi diversi di psilocibina.
Nello specifico sono stati misurati due flussi sanguigni diversi tra loro, quello relativo (rCBF) e quello assoluto (aCBF).
rCBF è un indice più sensibile rispetto ad aCBF nell’individuare anche piccole differenze nella circolazione cerebrale, perché riduce tutti quei dati confondenti causati dalle differenze intersoggettive dell’aCBF.
Tuttavia lo stesso Robin Carhart-Harris ha ammesso su X (Twitter) che non è sicuro dell’utilità del calcolo dell’rCBF rispetto all’aCBF.. e se non lo sa lui io di certo alzo le mani arrendendomi alla mia ignoranza 😆
Le conclusioni dello studio di Rieser et al. sono state:
caratteristiche psicologiche e neurobiologiche di base influenzano l’rCBF;
gli effetti acuti della psilocibina modificano sia rCBF che aCBF;
l’esperienza soggettiva acuta dipende dal flusso sanguigno allo stato basale.
Come sono giunti a queste conclusioni? E che cosa significano?
Andiamo con ordine.
Per prima cosa hanno visto che la psilocibina aumenta in acuto l’rCBF delle regioni frontali e limbiche, mentre diminuisce l’rCBF nelle regioni parietali.
Nelle regioni temporali è stato osservato sia un incremento (giro fusiforme) che una diminuzione di rCBF (giro temporale superiore).
Tutto ciò era stato già visto in precedenti studi con campioni più piccoli di pazienti ed è stato quindi confermato.
Nell’immagine qua sotto vedete in rosso-arancione il flusso aumentato e in blu il flusso ridotto.
Considerando invece l’aCBF è stata registrata una diminuzione generale nelle regioni parietale, limbica e frontale.
Questo corrisponde a quello che era stato visto proprio da Robin Carhart-Harris con una diminuzione della circolazione cerebrale in seguito a somministrazione di psilocibina.
Fin qua niente di particolarmente nuovo quindi.
Quello che è nuovo è l’associazione tra il flusso cerebrale allo stato basale e i suoi cambiamenti indotti da psilocibina: coloro che avevano normalmente un flusso più alto nella corteccia frontale e nell’ippocampo, hanno mostrato un maggior incremento di rCBF dopo psilocibina.
Questo significa che guardando l’rCBF prima di un trip è possibile determinare quanto intenso sarà quel trip.
Mica roba da poco.
Ancora non sappiamo come tutto questo si traduca in un miglioramento dei sintomi depressivi, ma sicuramente è un’informazione che si potrebbe rivelare utile per capire quali soggetti possono beneficiare maggiormente di una terapia psichedelica.
Il passo successivo dei ricercatori svizzeri è stato quello di provare a correlare i cambiamenti del flusso cerebrale con la soggettività dell’esperienza. Una cosa abbastanza complessa.
Il giro frontale inferiore è implicato nei cambiamenti di comportamento indotti da psilocibina: più sei sintomatico, più aumenta l’rCBF in quella regione; più sei depresso, più (in teoria) benefici della terapia psichedelica.
L’aumento di rCBF nel giro frontale inferiore è correlato a sentimenti di unità, incorporeità, scarso controllo, ridotta logicità, immagini complesse, aumento dell’empatia, insomma tutto quello che contribuisce ad un bel trip e ad un’esperienza mistica da psichedelici.
E si sa che l’esperienza mistica è coinvolta nel processo terapeutico.
Quindi tutto sembrerebbe tornare: l’intensità e l’efficacia del trip dipendono da differenze inter-individuali nell’organizzazione di base del proprio cervello.
Come mai è così importante questo articolo?
Perché il flusso cerebrale allo stato basale è un valore chiaro, concreto e riproducibile che può essere studiato per determinare quali individui beneficiano davvero di un trattamento psichedelico, ottenendo una terapia personalizzata perogni specifico caso.
La medicina alla fine è questo: la terapia giusta per te.
Non sei ancora iscritto alla newsletter?