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Psilocibina naturale vs sintetica nei topi
La psilocibina naturale è meglio di quella sintetica?
In questo weekend di Pasqua torniamo alle tradizioni, alle radici, alla natura e parliamo di questo studio in cui si mettono a confronto gli effetti della psilocibina naturale e sintetica nei topi.
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Prima di addentrarci nell'articolo definiamo cosa si intende con effetto entourage: è quel meccanismo attraverso il quale le varie molecole contenute nel prodotto naturale agiscono in sinergia per creare un'esperienza psichedelica specifica. Quindi con i funghetti e i tartufi contenenti psilocibina avremo un trip che dipende anche da tutte le altre sostanze di accompagmento (come per esempio baeocistina, norpsilocina, beta-carbolina ecc.), mentre nel prodotto sintetico creato in laboratorio sarà presente esclusivamente psilocibina pura.
Alcuni psiconauti esperti affermano di essere in grado di distinguere il tipo di funghetti in base al trip che vivono, perché appunto l'effetto entourage caratteristico per ogni specie genera esperienze diverse.
Un eventuale significato terapeutico dell'effetto entourage non è stato ancora definito con chiarezza.
Sarebbe tuttavia molto interessante cercare di capire se ci sono delle vere e proprie differenze tra la psilocibina naturale e quella sintetica, oppure se gli effetti sono per lo più sovrapponobili.
Con questo obiettivo il team di Shahar et al. Va a studiare quattro proteine sinaptiche considerandole dei marker di neuroplasticità (anche se questo non è mai stato dimostrato in realtà):
GAP-43, che gioca un ruolo cruciale nella crescita assonale dei neuroni e nella ricerca della direzione durante lo sviluppo neuronale;
PSD-95, che stabilizza e regola la funzione sinaptica, la formazione dendritica e il segnale sinaptico;
sinaptofisina, che regola la fusione delle vescicole con la membrana presinaptica facilitando il rilascio dei neurotrasmettitori;
SV2A, la cui assenza produce una diminuzione nella neurotrasmissione.
Sono stati quindi somministrati a dei topi 4,4 mg/kg di psilocibina pura PSIL dell’Usona Institute e PME (estratto di funghi Psilocybe cubensis) contenenti psilocibina, psilocina, norpsilocina, baeocistina, norbaeocistina e aerugeniscina. La dose di 4,4 mg/mg nei topi è stata scelta perché corrisponde all'incirca ad una dose standard di 25 mg nell'uomo.
I risultati non hanno mostrato differenze negli effetti acuti di PSIL e PME, andando a valutare i tic della testa dei topi che sono un parametro rappresentativo del trip psichedelico.
Tuttavia, PME ha mostrato un aumento significativo delle proteine sinaptiche rispetto a PSIL, suggerendo una differenza tra le due sostanze.
Significa che i funghetti interi sono meglio della psilocibina chimica? Non siamo qui ad affermare necessariamente che sia vero, ma delle differenze ci sono, e la cosa di certo non sorpende.
C'è da considerare che lo studio ha molti limiti: viene testato un solo tipo di funghetti, l'estratto dei funghi non equivale all'ingestione del fungo nella sua interezza e, cosa più rilevante di tutte, nessuno ha in realtà dimostrato che le quattro proteine analizzate siano un marker per la neuroplasticità.
Una nota significativa è però il fatto che la concentrazione di psilocina nel plasma (il metabolita attivo della psilocibina), è risultata la stessa sia usando PSIL che PME e questo significa che l'effettiva sostanza psichedelica ha agito nelle stesse condizioni in entrambi i casi.
Non ci resta che attendere studi un po' più completi ed esausitivi per valutare o meno l'eventuale superiorità terapeutica della psilocibina naturale rispetto alla sintetica.
Alla prossima!
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