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Problematiche a lungo termine dopo uso di psichedelici
Gli psichedelici non portano soltanto benefici
Oggi ti voglio parlare di questo articolo che va ad analizzare i problemi a lungo termine dopo l’utilizzo di psichedelici.
Quello che fanno gli autori è andare ad elencare, in maniera alquanto minuziosa, tutte le possibili difficoltà correlate ad una esperienza psichedelica che persistono per più di 24 ore dopo l’esperienza stessa.
Si cerca infatti di andare a rispondere ad alcune domande:
che tipi di problemi o sintomi vengono riportati da chi fa uso di psichedelici?
qual è il contesto sociale di utilizzo che può lavorare da substrato per creare i suddetti problemi?
le persone percepiscono una relazione tra le problematiche riscontrate e precedenti esperienze traumatiche o diagnosi di malattie mentali?
coloro che hanno avuto problemi dopo l’utilizzo di psichedelici, continuano ad usarli? La loro percezione nei confronti di queste sostanze è cambiata?
Per poter rispondere a questi quesiti è stato sottoposto un questionario online a 608 individui.
Innanzitutto si può vedere come la durata delle problematiche possa variare enormemente, da meno di una settimana ad addirittura più di 3 anni (103 partecipanti, una cifra alquanto importante).
Nonostante questo, la stragrande maggioranza degli intervistati ritiene che il benessere e i miglioramenti ottenuti in seguito all’esperienza psichedelica sono più alti rispetto al rischio corso, e che quindi “il gioco vale la candela” per così dire, un dato che fa molto riflettere.
Inoltre il 55% continua ad utilizzare psichedelici nonostante abbia avuto ripercussioni imputabili a queste sostanze.
Ti voglio riportare direttamente anche la tabellona con tutte le problematiche riscontrate tra i partecipanti, perché è fatta davvero bene e potrai avere uno sguardo d’insieme sulla miriade di dati raccolti da Evans et al.
Un’indagine davvero minuziosa che spazia al di là degli effetti fisici e si concentra anche su tutto l’ambito emotivo e psicologico, oltre che sociale ed ontologico.
Si nota infatti che le difficoltà maggiormente riportate sono quelle della sfera emotiva (67%), mentre le difficoltà fisiche sono solo il 19%.
Questo è un dato importante da tenere in considerazione quando si fanno trial clinici sugli psichedelici: non ci possiamo fermare nell’analizzare quello che avviene a livello del corpo, né tanto meno ci possiamo dimenticare dei pazienti dopo la conclusione dello studio senza fare un follow up adeguato e duraturo. A tal proposito è uscito recentemente anche questo articolo che parla proprio dell’importanza dell’integrazione post-trial nella ricerca psichedelica.
L’analisi di Evans et al. tuttavia, sottolinea che il rischio di incorrere in effetti spiacevoli a lungo termine aumenta esponenzialmente in contesti non guidati (ad un party oppure da soli), mentre chi partecipa ad un ritiro o ad una ricerca scientifica è in qualche modo più protetto, anche se non privo di rischi.
Per quanto riguarda la relazione tra precedenti traumi e difficoltà durature dopo esperienza psichedelica, il 40% dei partecipanti si è trovata d’accordo nel vedere una connessione tra le due cose, ad indicare quindi l’enorme importanza di un’integrazione completa e prolungata per elaborare l’esperienza.
Infine, solo il 19% è stato diagnosticato con una malattia mentale dopo l’uso di psichedelici, ma tra questi il 54% pensa che lo psichedelico abbia fatto emergere la malattia.
Questo articolo serve ad evidenziare che gli psichedelici non portano soltanto benefici, e che il loro uso deve essere fatto in maniera informata e cauta.
In questo senso sarebbe opportuno che i futuri consensi informati per le terapie psichedeliche tengano in considerazione anche tutti questi effetti a lungo termine, così che il paziente possa essere effettivamente informato in maniera esaustiva.
Alla prossima! 😉
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