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La farmacocinetica della mescalina
Il primo studio su esseri umani
Oggi parlerò di una sostanza che non ho ancora mai citato, la mescalina, contenuta nel Peyote e nel San Pedro. Sono infatti pochissimi gli studi a riguardo, e da un punto di vista medico non si hanno informazioni dettagliate.
In questo studio Klaiber et al. cercano di gettare le basi per comprendere la farmacocinetica della mescalina.

Mi rendo conto che l’argomento, tra l’altro molto particolareggiato, potrebbe risultare noioso ai più, ma questi lavori sono davvero le fondamenta della ricerca scientifica perché la conoscenza dei dosaggi è la base per lo sviluppo di qualsiasi terapia, e le terapie psichedeliche non fanno eccezione.
Il disegno dello studio in questione è semplice ed efficace.
16 soggetti sani hanno ricevuto 6 dosi sperimentali:
100mg di mescalina;
200mg di mescalina;
400mg di mescalina;
800mg di mescalina;
placebo;
800mg di mescalina con 40mg di ketanserina (questo è un inibitore selettivo del recettore 5-HT2a della serotonina, il principale recettore di interazione degli psichedelici classici, di cui la mescalina fa parte).
La prima cosa che gli autori ci tengono a sottolineare è che non è stato riscontrato un dosaggio “tetto”: all’aumentare della dose aumentavano anche gli effetti percepiti, non c’è stato un dosaggio oltre il quale l’aumento dei milligrammi generava effetti paragonabili al dosaggio precedente.
Questo è in contrasto per esempio con gli studi fatti sull’LSD [1], dove è stato visto che 200μg non producevano necessariamente più effetti positivi rispetto a 100μg.
Chiaramente, a livello speculativo, 800mg potrebbe essere il dosaggio tetto, visto che non sono stati valutati dosaggi superiori. Il motivo per cui si sono fermati ad 800mg è che gli effetti collaterali cominciavano ad essere sostanziosi e di difficile gestione per i soggetti: aumento della pressione arteriosa, della frequenza cardiaca, della temperatura corporea, nausea, vomito e midriasi.
La concomitante somministrazione di ketanserina ha ridotto in maniera significativa tutti gli effetti, sia positivi che collaterali, indicando che sia le modificazioni psicologiche che quelle fisiche dipendono per la maggior parte dall’interazione con il recettore 5-HT2a della serotonina.
Infine, la concentrazione plasmatica è risultata essere direttamente proporzionale al dosaggio, anche se a 400mg e 800mg è stata leggermente inferiore, e questo probabilmente è dovuto al vomito indotto dalla mescalina che potrebbe aver fatto eliminare ai soggetti una parte della sostanza assunta.
L’emivita è risultata essere di circa 3,6 ore e con una durata degli effetti fino a 14 ore per il dosaggio da 800mg.
Tutte queste informazioni sono davvero preziose perché permettono di capire quali possono essere i confini di sicurezza nell’utilizzo di mescalina come eventuale terapia psichedelica.
Si intuisce che soggetti con problemi cardiaci o di pressione, forse forse, dovrebbero stare alla larga da questa sostanza, per lo meno a determinati dosaggi.
Si vede anche che la durata degli effetti è davvero molto lunga, una nota a sfavore per la pratica clinica.
Insomma, una sostanza decisamente interessante ma da maneggiare con cura.
Detto proprio sinceramente, nei prossimi studi chiederei la consulenza tecnica di qualche sciamano dei nativi americani, che senza dubbio ne sanno di più di noi.
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Bibliografia
Holze F, Vizeli P, Ley L, Muller F, Dolder P, Stocker M, et al. Acute dose-dependent effects of lysergic acid diethylamide in a double-blind placebo-controlled study in healthy subjects. Neuropsychopharmacology. 2021;46:537–44.