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Ketamina racemica nella depressione resistente a trattamento

La ketamina racemica funziona bene come la esketamina?

Anno nuovo, nuovo articolo scientifico da approfondire!

Oggi ti voglio parlare di questo trial che studia la somministrazione sottocutanea di ketamina racemica ripetuta per un periodo di 4 settimane.

Nello specifico si tratta di una ricerca australiana iniziata nel lontano 2016 e che ha avuto diversi contrattempi, tra cui anche la pandemia.
Non so cos’altro sia successo a dir la verità, visto che l’estrazione dei dati risale a luglio del 2021... immagino che i calcoli statistici siano ostici per tutti 🤣 
Inoltre l’articolo è stato ricevuto dalla rivista a febbraio 2023 e pubblicato solo qualche settimana fa. Forse l’agenda editoriale del British Journal of Psychiatry è talmente fitta che non sapevano dove infilare questo studio di Loo et al., o forse c’erano delle correzioni da fare, non saprei.
Quello che so è che di certo ho letto articoli fatti meglio, peccato perché di per sé è molto interessante.

Partiamo con quella che è la principale “truffa” farmaceutica di questo nostro rinascimento psichedelico: la differenza tra ketamina racemica ed esketamina.

La ketamina racemica contiene entrambe le formulazioni della molecola (R-ketamina ed S-ketamina), è un farmaco anestetico ormai vetusto e ben conosciuto, esente da brevetto, venduto per pochi euro.
La esketamina contiene soltanto l’enantiomero levogiro, brevettata ad una cifra importante (297,15€ da prontuario italiano) come spray intranasale nel trattamento della depressione.

Questa situazione è l’emblema dell’incontro del metodo scientifico con il business: la nuova brevettata esketamina ha eseguito tutti i trial e rispettato tutti i protocolli per essere approvata ufficialmente come farmaco per la depressione, mentre la sfigata ketamina racemica è rimasta nella sua definizione farmacologica di anestetico perché non ha seguito gli stessi step.
La esketamina nella depressione è rimborsata dalle assicurazioni e dal sistema sanitario nazionale, la ketamina racemica no (lo Stato e i cittadini pagano, Big Pharma guadagna).
È pur vero che negli Stati Uniti si utilizza in numerose cliniche la ketamina racemica nella depressione al posto dell’esketamina, ma questa rimane una pratica off label, esente quindi da copertura assicurativa e a personale rischio del paziente che accetta di ricevere un farmaco che non è stato ufficialmente approvato per questa specifica patologia.

Si sta cercando ultimamamente di avvalorare anche la ketamina racemica come possibile terapia nella depressione maggiore, così da dimostrarne la stessa efficacia della esketamina.

Loo et al. ci presentano due coorti piuttosto numerose rispetto agli standard psichedelici a cui siamo abituati (73 pazienti nella prima e 108 nella seconda), randomizzate per ricevere ketamina racemica sottocutanea oppure midazolam sottocutaneo in corso di depressione maggiore resistente a trattamento.
Le somministrazioni sono avvenute ogni 3 giorni nell’arco di 4 settimane.
Più precisamente, la coorte 1 ha ricevuto 0,5 mg/Kg di ketamina mentre la coorte 2 ha ricevuto dosaggi variabili tra 0,6-0,75-0,9 mg/Kg di ketamina. Questo perché gli autori si sono accorti che il primo gruppo di pazienti non stava migliorando granché, e quindi hanno deciso di incrementare i dosaggi per vedere se spuntavano fuori degli effetti terapeutici.
Il punteggio della scala MADRS di partenza è alto, intorno a 30.

Dal punto di vista degli effetti avversi c’è una tabella di mezza pagina alquanto fitta. Si va dai classici eventi avversi della ketamina come il rialzo pressorio, a tentato suicidio nei gruppi placebo con midazolam.
Gli autori ci tengono a sottolineare che nessuno è morto... confortante 🥲 

Credo sia davvero sconsigliabile una terapia con ketamina al domicilio senza supervisione, ma questo è il trend che è diventato realtà negli Stati Uniti. Probabilmente è il caso di gestire in maniera diversa la prescrizione, ma è un’opinione personale.

I risultati principali sono stati due:

  • nel gruppo della coorte 2 che ha ricevuto ketamina c’è stata una differenza statisticamente significativa nella risposta al trattamento rispetto al gruppo placebo (remissione con scala MADRS <10 del 19,6% per la ketamina rispetto al 2% del midazolam), mentre nella coorte 1 non ci sono stati dati significativi;

  • a 4 settimane dall’ultima somministrazione, le differenze tra il gruppo ketamina e il gruppo placebo nella coorte 2 non sono più visibili.

Da questi risultati si può dedurre che effettivamente la ketamina racemica funziona nel miglioramento della depressione maggiore resistente a trattamento, e funziona tanto quanto la esketamina.

Si conferma anche il fatto che la ketamina necessita di somministrazioni ripetute nel tempo. Questo la differenzia in maniera sostanziale dagli psichedelici classici che invece si sono dimostrati efficaci anche con singola somministrazione.

In conclusione sarebbe opportuno svolgere ulteriori trial e studi di fase appropriati per cercare di ottenere l’approvazione anche della ketamina racemica per la depressione maggiore.
Senza questi step l’unica opzione disponbile (e deducibile) per i pazienti rimane la esketamina.

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