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Il supporto psicologico secondo la COMPASS Pathways

Una psicoterapia non psicoterapia

Su YouTube è possibile recuperare la registrazione della conferenza “Terapia assistita con psichedelici” che si è tenuta lo scorso 27 dicembre a Bologna e che è stata organizzata da SIMEPSI.

Inoltre, si sono riaperte le iscrizioni e se sei interessat* a far parte della Società Italiana di Medicina Psichedelica ti invito ad inviare la tua candidatura! 😎 

Questo 2025 è veramente iniziato col botto per la medicina psichedelica! L’intero numero di gennaio dell’American Journal of Psychiatry è infatti dedicato agli psichedelici 🤯 INCREDIBILE.
Per chi non lo sapesse, il giornale in questione è la rivista della più importante associazione di psichiatria del mondo, gli stessi tizi che scrivono il fantomatico DSM.
Tutti gli articoli pubblicati sono disponibili gratuitamente sul loro sito.

Ci sono articoli degni di nota? Ni. La maggior parte sono cose sentite e risentite, niente di entusiasmante.
La cosa però non stupisce. Lo scopo è infatti quello di far conoscere le basi dell’argomento ad un pubblico che magari non ne ha mai sentito parlare prima. Purtroppo la stragrande maggioranza degli psichiatri nel mondo ne sa davvero poco sulle terapie psichedeliche, e quindi la cosa più importante in questo momento è proprio iniziare a parlarne, togliere quegli antichi e polverosi strati di stigma dalla materia e far emergere i dati scientifici, mostrando i tanti successi ma sottolineando anche i difetti (a riguardo ho trovato molto esaustivo l’articolo di McIntyre et al. che elenca con chiarezza le principali sfide nell’attuale ricerca psichedelica).

Il paper che mi ha colpito di più è stato quello in cui viene spiegato in dettaglio che cosa significa “supporto psicologico” secondo la COMPASS Pathways, che sta concludendo il suo studio di fase 3 con psilocibina nella depressione resistente a trattamento.

La COMPASS si è sempre discostata dalla tradizionale psicoterapia, a maggior ragione da quando l’FDA ha sentenziato che non si occupa della sua regolamentazione ma solo del farmaco.
Vediamo quindi in cosa consiste il Compass Psychological Support Model (CPSM).
Gli step del metodo sono 3.

1) Psicoeducazione.
Si spiega in dettaglio come si svolgerà la somministrazione di psilocibina ed in cosa consistono i suoi effetti psichedelici.
2) Somministrazione.
Durante il trip c’è sorveglianza dell’esperienza da parte del personale addestrato che può intervenire per la sicurezza del paziente in caso di sintomi di difficile gestione.
3) Integrazione.
Si ripercorrono i momenti salienti del trip lasciando che il paziente tragga le proprie conclusioni e proceda ad integrare l’esperienza nella sua vita quotidiana.

Detto così, effettivamente, non si nota alcun cenno di psicoterapia. Poi però viene dettagliata l’intera procedura, e ad essere sincera qualcosa non mi quadra.

Si parla della necessità di instaurare un rapporto di fiducia con il terapeuta, si invita il paziente a raccontare la sua vita, i suoi problemi, i suoi traumi.
Si sottolinea che il terapeuta deve mostrare interesse genuino, empatia, assenza di giudizio, che non può dare consigli né interpretazioni personali basate sui propri valori, ma che deve mantenere un atteggiamento inquisitivo verso il materiale che emerge spontaneamente dal paziente. Il contatto fisico è scoraggiato, ma se concordato in precedenza con il paziente è possibile toccare la spalla, il braccio o la mano (senza incrociare le dita).
Si specifica quanto sia importante affrontare i pensieri e le sensazioni più difficili senza evitarli, cosa che il terapeuta aiuta a fare mantenendo il paziente nel momento presente, guidandolo nella respirazione, ricordandogli di focalizzarsi sulle emozioni e sul corpo, incoraggiandolo ad un’esplorazione interna curiosa ed aperta.
Lo scopo del metodo è quello di dare ai pazienti degli strumenti per accogliere nella sua interezza l’esperienza psichedelica, seguire gli insight che emergono, sviluppare ed affidarsi alle proprie abilità e risorse per affrontare eventi sfidanti, con l’obiettivo di individuare quei pattern cognitivi, comportamentali ed emotivi che ostacolano la vita stessa del paziente.

Ora, io non sono una psicoterapeuta, lungi da me eseguire un’analisi tecnica di questo metodo, ma insomma.. mi pare che sta roba sia la base della psicoterapia. Potrei sbagliarmi..
Dalla COMPASS ci tengono comunque a ribadire più volte durante l’articolo che questo si discosta CHIARAMENTE dalla psicoterapia.

Ognuno trarrà in autonomia le proprie conclusioni, come i pazienti del trial che traggono in autonomia più completa e assoluta le conclusioni dalla propria esperienza.

Noi ci rileggiamo presto! 😎 

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